martedì 11 dicembre 2007

Musica maestro!

Ah che bello. Sabato ho suonato per la prima volta con un violino e un violoncello le cui corde sono state fatte vibrare rispettivamente da Marcello Bianchi e Elisabetta Beltrami.
Che magnifica sensazione sentire le note di Arcangelo Corelli (violinista e compositore vissuto a cavallo tra il XVII e il XVIII sec.) e di Francesco Maria Veracini (violinista e compositore del XVIII sec.) diffondersi nell'aere. Nonostante loro siano veri maestri di musica e io no penso di essermela cavata abbastanza bene. E' stata comunque un'esperienza indimenticabile. Le mie dita schiaccivano dei piccoli tasti bianchi e neri e questi gesti si trasformavano in note che si univano a quelle prodotte dai miei due compagni d'avventura.
Avete mai pensato che siamo tutti musicisti? Eh sì, perchè ognuno di noi ha uno strumento che può usare come preferisce: la propria voce. E attraverso la voce si possono comunicare emozioni e sentimenti proprio come abbiamo fatto noi sabato.
Possiamo far capire che stiamo bene con la persona con cui parliamo oppure che non vediamo l'ora di fare altro, possiamo far intendere che siamo arrabbiati, felici, innamorati...
Eppure non ci capita spesso di pensare a quanto sia importante la nostra voce e a quanto siamo fortunati ad averla. Forse perchè siamo abituati e non le diamo tanta importanza.
E lo stesso ci capita per moltre altre cose.

lunedì 3 dicembre 2007

Se anche i genitori marinano la scuola.


Mercoledì scorso, 26 novembre, leggendo il Corriere della Sera, la mia attenzione è stata attirata dal titolo "Scuola, disimpegno dei genitori".
Vabbè, chissene avran detto in molti. E invece leggendo vien fuori un quadro che merita una riflessione.
L'articolo parla delle elezioni del consiglio di istituto che si sono tenute nelle varie scuole italiane e ne risulta che in una scuola media di Milano su 1165 aventi diritto hanno votato in ben 92; in una scuola superiore di Benevento invece su 1600 aventi diritto hanno votato in 19. Ma lo stesso scenario si è verificato in diverse città (Torino, Palermo, Firenze, Roma per citarne solo alcune). Poco tempo e sfiducia nelle autorità scolastiche le "scuse" più gettonate per giustificare la mancata partecipazione o meglio quella che pare essere a tutti gli effetti una fuga dalle responsabilità, in questo caso a mio parere ancor più grave perchè riguarda i propri figli.
Eppure in questo periodo le motivazioni per interessarsi alla scuola non sembrano mancare. Mai sentito parlare di bullismo tanto per fare un esempio?
Eh si, perchè questa astensione sembra rispecchiare un disinteresse non solo legato a quelli che possono essere gli aspetti burocratici e organizzativi della scuola ma anche a tutto il resto che riguarda la vita scolastica dei propri figli.
Un'occasione sprecata quindi? Direi proprio di sì, se si considera il fatto che la scuola oltre alla formazione può, e dovrebbe, servire come palestra di vita.
Che cosa si può dunque dedurre da questo comportamento? Quali possono essere le conseguenze?
Se si amplia l'orizzonte è facile, e allo stesso tempo triste, giungere alla conclusione che, se non si ha il coraggio di scegliere per il bene dei propri figli e non si ha a cuore il loro futuro, ormai aleggia tra le persone una sorta di rassegnazione che permette di giustificare il non agire ovvero, se lo si vuol dire in altri termini, il delegare. Di cui poi bisognerebbe però pagarne le conseguenze senza lagne e senza lamenti.
Certamente non ci si può aspettare che, in un futuro ormai prossimo, questi ragazzi si adoperino per essere protagonisti nella società.
Come potrebbero esserlo se neppure i loro genitori lo sono stati? Ciò non li giustifica, naturalmente, ma in un mondo in cui l'egoismo e la voglia di apparire la fan da padroni, se non si hanno una guida e esempi più che validi è sempre più facile cadere in tentazione.