martedì 22 aprile 2008

Hu Qianci. La più giovane prigioniera politica della Cina.

5 mesi, occhi a mandorla e guance paffute. Passa le sue giornate con la mamma Zeng Jinyan, 24 anni, agli arresti domiciliari nel suo appartamento. In un palazzo a nord di Pechino. In un quartiere dal nome che sembra volersi prendere beffa di questa famiglia. "La città della libertà". Il papà? Il papà non lo vede più dal 27/12/2007 quando per la seconda volta è finito nelle mani della sicurezza. L'accusa? Insurrezionalismo. Non serve molto per essere accusati di insurrezionalismo in Cina. Hu Jia, questo è il nome del padre della piccola Qianci, "ha difeso i malati di AIDS e denunciato i disastri ambientali provocati dal cannibalismo industriale" come
spiega F. Cavalera in un suo articolo su Corriere della Sera Magazine. Per questo è finito in carcere già nel 2006. Per mesi la moglie non seppe più nulla di lui. Torturato fisicamente e psicologicamente. Fino a quando , sul pianerottolo di casa, non apparve uno "scheletro". Era lui, tornato nella citta della libertà. Così anche stavolta, anzi peggio. Perchè stavolta è stato condannato a tre anni e mezzo di carcere. E sua moglie non può più uscire di casa. Le basta spostare leggermente la tenda per vedere sotto casa quattro uomini in divisa 24 ore su 24. Ghignano, irrispettosi e strafottenti, perchè loro hanno il potere. Una volta al giorno salgono al terzo piano e busssano alla porta della famiglia Hu. "Stai allattando? Ma lo sai che se non collabori te lo scordi di allattare la tua bimba?". Jinyan chiude la porta e va al pc. Ha deciso di scrivere un blog ma non sa che chi cerca di accedervi non trova niente altro che una pagina nera. Nera come il buio della stanza dove la piccola Qianci fa la nanna.

lunedì 21 aprile 2008

Perchè piange il cielo.

Oggi piove e alla fermata del bus c'è un bimbo con il suo ombrellino e lo zainetto in spalla. Ed è tranquillo perchè stringe forte la mano del suo papà, pronto a difenderlo da qualsiasi pericolo.
"Papà, perchè piange?"
"Chi piange amore mio."
"Il cielo. Non vedi che piange? Perchè piange?"
"Ma no amore del papà. Il cielo non piange, sta solo piovendo!"
Questa risposta non è piaciuta al bimbo, lo si capisce dal suo sguardo.

Piange il cielo
e non può fare altro
guardando dall'alto
questo triste mondo.

Piange il cielo
per i bimbi maltrattati
e per quelli mai nati,
per gli uomini sfruttati
e per i troppi colpi sparati.

Piange il cielo
per l'Irak, il Darfour e
per tanti altri posti
dove in mano ai bambini
si mettono i fucili.

Piange il cielo
per i tanti bimbi
costretti a lavorare
nelle fabbriche e
per le strade.

Piange il cielo
per tutti quei bimbi
che non hanno più lacrime
perchè le hanno già
tutte versate.

E allora piangi cielo
piangi più forte che puoi.

E piangi anche per me
nella speranza che
qualcuno si accorga
delle tue lacrime
e cambi.

Cambi se stesso
prima di tutto
e di conseguenza
cambi il mondo
cosicchè nel mio futuro
ci sia uin mondo migliore.

E dopo aver pensato tutto questo, il bimbo si è voltato verso suo papà con uno sguardo triste, quasi a dirgli:

"Ecco perchè piange!"

giovedì 17 aprile 2008

Ave Silvio!

MORITURI TE SALUTANT

giovedì 10 aprile 2008

L'ospedale.

Se c'è un posto nel mondo in cui pullula lo sporco è l'ospedale. Lo so, non dovrebbe essere così ma lo è. Forse non basta entrarci una volta ogni tanto per rendersi conto che:
i bagni sono perennemente caratterizzati da liquidi di varia natura sul pavimento e non solo. Per non parlare di quei ricordini che vengono lasciati in bella vista e che la mia amica definisce, dandone un'idea molto precisa, LE SGOMMATE;
sempre per parlare di bagni, spesso e volentieri manca il sapone e quando c'è non si capisce mai cosa contengano effettivamente i portasapone. Liquidi di svariati colori e profumi. Inoltre mancano le salviette per asciugarsi le mani cosicchè, quando uno esce dal bagno, le ha sempre grondanti e incappa sempre in qualcuno che lo guarda con faccia schifata;
guai ad appoggiare qualcosa sul pavimento. L'oggetto in questione se bianco diventerà nero e se nero in partenza diventerà bianco. Anche questa è una legge a cui non si può sfuggire ma non chiedetemi perchè;
al bar è vietato accedere con i camici per motivi igienici. Qualcuno dirà: "Visto, almeno ci provano a seguire qualche piccola regola igienica." Ma una volta entrato inizia lo slalom tra cateteri, drenaggi, gente che scatarra a destra e a sinistra, ramazze che ti passano sui piedi nel tentativo di spostare bustine di zucchero, tovaglioli e così via. Finalmente il bancone dei panini. I baristi molto diligenti hanno i guanti per prendere i panini, vabbè almeno questo. Peccato che prima di prendere il mio panino al barista è venuto da starnutire. Indovinate dove?
Ho omesso tanti altri particolari che mi sembrano inutili.
Ah, dimenticavo. Quel giorno non ho mangiato!